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La “normalità” era un sistema caratterizzato per anni, sia da parte della Regione che da direttive nazionali, da un progressivo impoverimento delle risorse, dei medici e infermieri, delle strutture a gestione pubblica, della rete territoriale dei medici di base, favorendo e ritenendo normale il rafforzamento del settore privato legato al “mercato”: la sanità è così diventata fonte di profitto, potere e business, quindi non più un inderogabile diritto e servizio al cittadino, da mantenere efficiente sia nella quotidianità sia per poter rispondere a improvvise emergenze. Da tempo si stanno anche chiudendo gli ospedali “minori”, che tanto sarebbero stati di aiuto in queste situazioni, come ad esempio l’ospedale di Bollate, su cui tra l’altro il nostro sindaco ben poco ha fatto o detto con gli organi competenti.

Il problema della “normalità” è stato l’aver colpevolmente sottovalutato o nascosto, da parte dei vertici di Regione Lombardia i primi casi, come testimoniano le vicende di primari e dottori che chiedevano fin da metà gennaio di intervenire con forza, perdendo quindi più di un mese nella lotta alla diffusione del virus; il tutto aggravato dall’incoerenza (o peggio) delle prime norme emanate dalla Regione, che hanno facilitato il diffondersi della pandemia nelle RSA, tra le persone più deboli, e con protezioni inadeguate anche per gli operatori.

Il problema della “normalità” è la superbia e la tracotanza, che ha portato contro i pareri dei medici e della Protezione Civile, a convertire un’ala della Fiera di Milano per la terapia intensiva, con una spesa di 21 milioni di euro, per creare alla fine solo 12-14 posti letto, e pure poco utilizzati: soldi sprecati per creare un reparto fantasma inadeguato, e che dovrà prevedere tanti soldi (pubblici?) per il suo smantellamento.

Il problema è la quantità di persone “invisibili”, non protette dal nostro sistema sanitario: essenzialmente le fasce più povere ed emarginate che spesso non si possono permettere ticket farmaceutici a ripetizione.

Il problema è non capire che questo tipo di pandemia, particolarmente diffusa nelle aree più inquinate d’Italia come la pianura padana, potrebbe ripresentarsi in autunno: dovremo prepararci in tempo con un diverso sistema preventivo e di monitoraggio.

Il problema, a Bollate, è anche la contraddizione di un sindaco che da una parte si è accorto, e non poteva essere diversamente, dei problemi sanitari dei cittadini all’arrivo del Coronavirus applicando le direttive obbligatorie, ma dall’altra non ha per anni preso realmente in carico la salvaguardia della salute dei cittadini, vissuta come un fastidio, come ampiamente dimostrato nella vicenda di aziende insalubri (ad esempio a Cassina Nuova con la Bitumati, ma non solo) e nella contrarietà dichiarata al fallimento del progetto del centro commerciale di Cascina del Sole.

La sanità pubblica e del cittadino è un valore fondamentale della nostra Comunità che non può essere, più o meno colpevolmente, dimenticata dai vari livelli istituzionali: la “normalità” deve diventare un servizio di alta qualità per i cittadini/e, finanziata dalla fiscalità generale con una efficiente rete di medici di base capace di garantire efficaci azioni preventive e diagnostiche prima dei successivi interventi curativi, con Sindaci che si fanno regolarmente carico del loro mandato di responsabili della salute cittadina (non solo per i virus). Solo così il sistema può salvare le vite, le nostre.

Dovremo ricordare chi sono i responsabili da anni di questa malasanità, guardare chi si è arricchito e in che modo, con le malattie altrui, pensare a chi ha sottovalutato la salute dei cittadini, dal governo nazionale, a quello ragionale e quello locale.

La “normalità” di ieri è il problema, e va cambiata.

1/6/2020

Lista civica ambientalista Bollate

Movimento 5Stelle Bollate

Per Un’Altra Bollate